Di Barbara Buttiglione
Informazioni:
Autore: Barbare Buttiglione
CE: ArgentoDorato
Pubblicazione: 2023
Genere: saggio letterario
Pagine: 107
Prezzo: 13.00
Il “per sempre” è quell’ideale di sicurezza e utopia a cui ogni persona aspira. In qualsiasi promessa si rispetti, non rischia mai di mancare! Ma se nel tanto inaccessibile lasso temporale, ci fosse dannazione piuttosto che beatitudine? Se l’immortalità fosse un susseguirsi di colpe da espiare e sentimenti da reprime, quanto varrebbe vivere per sempre?
“Catherine Earnshaw, che tu non possa riposare in
pace finché io vivo! Hai detto che ti avevo uccisa;
e allora vieni a tormentarmi! Le vittime lo devono
fare con i loro assassini! Io credo… io so che di
spiriti vaganti sulla terra ce ne sono stati! Resta con
me, per sempre; prendi qualunque forma; fammi
impazzire! Ma non lasciarmi in questo abisso, dove
non posso trovarti! Oh Dio, è orribile! Non posso
vivere senza la mia vita, non posso vivere senza
la mia anima!
Ed è in queste parole tormentate, tratte dal celebre romanzo di Emily Bronte (Wuthering Heights – Cime tempestose 1848), del grido di disperazione di colei che sa di dover vivere per sempre, che si cela l’eterno castigo di chi viola i vincoli imposti dalla natura per gli esseri umani.
Tutto questo è racchiuso nel breve saggio di Barbara Buttiglione, “Per sempre – Il mito del vampiro”, edito da ArgentoDorato. Per quanto il tema possa esser stato trattato sotto ogni sua sfaccettatura, l’autrice si pone sin dal principio la domanda più difficile e paurosa che ogni scrittore dovrebbe porsi quando lascia scorrere i suoi pensieri sul foglio bianco, ossia: “Perché i miei lettori dovrebbero leggerlo? Qual è il messaggio che voglio lasciare loro? In che modo posso esser utile?”. La sua risposta è imbevuta di umiltà e colorata di passione.
Barbara, infatti, incomincia questo viaggio sin dalle epoche più remote, esattamente nel 1725 – secolo dei Lumi, quando per la prima volta fu possibile leggere il tanto enigmatico termine “vampiro”. Da quel momento in poi, intrecciando generi letterari con la conseguente evoluzione del protagonista, si arriva fino all’età contemporanea con “Twilight”.
Il vampiro muta, si trasforma; con il tempo diventa più sentimentale e meno cinico. Riesce a provare dei sentimenti, colui che prima aveva come unico e solo scopo quello di uccidere. Solo due aspetti restano immutati nella sua personalità: la fame ed il sesso. Sì, anche la luce del giorno fa paura, ma sembra quasi che, questi personaggi dalla sempre meno dubbia reale esistenza, siano riusciti ad adattarsi.
Con una panoramica letteraria, giudiziaria, etica, sociale, religiosa e psicologica, la figura del vampiro e il suo annesso mito prende forma divenendo perno centrale di componimenti narrativi di altissimo livello: “La sposa di Corinto” di Goethe nel 1797, “Der Vampir” di Heinrich August Hossenfelder nel 1748, “The Vampyre” di John Polidori nel 1816, “Wuthering Heights – Cime tempestose” di Emily Bronte (1848), “Carmilla” di Le Fanu (1872), “La Morta innamorata” di Gautier (1836), “La bella vampirizzata” di Dumas (1849), “le Horla” di Guy de Maupassant (1886), “Dracula” di Bram Stoker (1897), “Le notti di Salem” di Stephen King (1975), “Intervista col vampiro” di Anne Rice (1976) e, per concludere, “Twilight” di Stephenie Meyer nel 2005.
Dalla Francia alla Germania; dal Regno Unito all’Italia, passando per la Transilvania – i vampiri che si conoscono oggi sono di gran lunga cresciuti: hanno abbandonato la solitudine alla ricerca dell’amore e hanno saputo reprimere ciò che più di ogni altra cosa li tiene in vita, nonché la sete di sangue. Per quanto l’argomento possa essere molto vasto ed estremamente dibattuto, la Buttiglione riesce a gestire al meglio la mole di materiale, letterario e cinematografico, che gli archivi culturali hanno conservato fino ad oggi, rendendo i contorni di figure aleggianti nel mistero molto più nitidi di quanto nessuno sia abituato a vedere.
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