Romanzo di TJ Klune
Informazioni
Autore: TJ Klune
Genere: narrativa fantasy
Pubblicazione: 2021
Pagine: 390
Prezzo: 18.00
Partendo dal presupposto che a me i fantasy non piacciono, ho comunque deciso di acquistare e leggere questo libro, di cui tutti parlano da un bel po’ di mesi. Avevo letto qualcosa al riguardo: assistente sociale, orfanotrofio e magia. Mi era sembrata una brutta copia di Harry Potter o qualcosa del genere, ma sottolineo che mi sono subito ricreduta.
I primi quattro capitoli, nonostante siano di apertura e contestualizzazione, non danno modo di annoiarsi. Tutto ruota attorno alla figura del protagonista, Linus Baker, assistente sociale del Dipartimento della magia minorile. Si racconta della sua vita, del suo lavoro che conduce ormai da diciassette anni, del suo modo egregio ed empatico di rapportarsi con i vari orfanotrofi che va a perlustrare, e delle sue giornate fin troppo monotone.
Un giorno, però, viene convocato nell’ufficio della Suprema Dirigenza, e tutto cambia, dando il via a questa storia. Il racconto si intreccia con la missione top secret che gli viene affidata, di conseguenza il suo trasferimento, i fascicoli dei bambini che incontrerà, il viaggio e le prime “persone” che incontra.
La lettura risulta scorrevole ed anche molto simpatica, suscitando qualche spontaneo sorriso durante i dialoghi. Quest’ultimi, molto frequenti, danno la possibilità ai personaggi di presentarsi senza troppe descrizioni al riguardo: il temperamento, la natura, la discendenza, il compito e i propri punti deboli. Linus è colui che presenta molte debolezze, ma che continua a combattere perché fedele e appassionato al proprio lavoro. Le sue emozioni sembrano diventare del lettore stesso, che non è assolutamente pronto a ciò che sta per accadere.
La parte centrale del romanzo è un po’ lenta, alle volte anche ripetitiva. Probabilmente a proprio sfavore giocano i capitoli troppo lunghi e gli insegnamenti motivazionali fritti e rifritti. Nell’insieme, però, la trama riesce a prendere ed incuriosire, perché non mancano i colpi di scena e ogni personaggio subisce un’evoluzione ben documentata.
Importanti i temi affrontati all’interno: obesità, o per meglio dire “diversità fisiche”, di cui si parla senza problemi né tabù, nonostante il classico velo di imbarazzo inevitabile del soggetto in questione; razzismo, sia per la diversità fisica che mentale, che nell’ottica odierna può essere letta in chiave folcloristica; l’omosessualità e l’amore, quello passato che ha ferito e quello presente che ci permette di credere ancora in qualcosa.
C’è molta storia all’interno, alcuni passi sembrano quasi ricordare il passato con l’indifferenza e l’esclusione degli ebrei; lo sbarco dei profughi nel presente. Tutto è pesantemente impregnato sulla possibilità di scavalcare le proprie origini, ed essere qualcosa in più. È più comune che mai: come si fa ad evolversi dalle proprie origini? È possibile farlo? Il figlio di un criminale può prendere una strada diversa dal padre? E il figlio di Satana? Un piccolo bambino di appena sei anni che combatte con i suoi demoni, potrà un giorno essere qualcun altro o rimarrà per sempre marchiato?
Finale forse un po’ scontato, anche se trattato in modo molto veritiero, mettendo in mezzo quelle che sono le paure di un ritorno, la responsabilità della propria colpa, il non poter sottrarsi a certi doveri, la voglia irrefrenabile di riabbracciarsi nonostante tutto, l’orgoglio di chi è stato ferito e la voglia di ricominciare.
Una volta che si trova casa propria, non si riesce a scappare o tornare indietro. Sembra che la routine precedente, da sempre vissuta, non sta più bene, diventa stretta e monotona. Non si tratta di trasgredire, ma semplicemente di vivere. E la vita si muove in funzione dei sentimenti e delle emozioni, che alle volte devono esser messi da parte. Gli stessi, però, che non riescono a star zitti per troppo tempo, come se si addormentassero per un po’, dando spazio ad altre dinamiche che la vita pone dinanzi.
Il finale insegna anche che il tempo scorre troppo lentamente quando bisogna far passare un dolore e troppo velocemente quando le cose vanno per il verso giusto. È una relatività che fa paura, quasi sfuggisse di mano il controllo delle proprie azioni. Per questo motivo è importante godere di ogni bene, di tutti i sorrisi, delle piccole cose (o piccoli tesori), senza lasciare che la paura, di qualsiasi natura questa sia, possa togliere questo piccolo privilegio degli esseri comuni mortali, e non solo.
Il percorso di ogni personaggio è seminato di sciagure, dolori passati, persone che lo hanno ferito e abbandonato; ognuno di loro è segnato da traumi passati, è marchiato della propria natura; è tenuto lontano da chi non lo conosce; convive con i propri demoni… eppure, si ritrovano per la prima volta in un gruppo, dove ognuno può essere sé stesso, e quando non lo è, viene subito aiutato, supportato o ripreso, dagli altri.
È la linfa della vita: amarsi ed aiutarsi, supportarsi e comprendersi, riconoscendo limiti, lacune, difetti o pregi nell’altra persona. È possibile, sì, lasciare la propria zona di comfort, perché spesso ci si convince irrazionalmente che sia quella giusta, sicura, ma alla fine dei conti si tratta soltanto di una prigione. Rompere gli schemi per essere ciò che si vuole e per dare modo a chi ci sta vicino di poterci amare. Sì, perché alle volte farsi amare è più difficile che amare. Ed ancora più difficile è riconoscere l’amore che si riceve, o si da, perché non tutti lo fanno nella stessa maniera, e “La casa sul mare celeste” ne è la prova.
“Dentro la casa sul mare celeste, si può scegliere la vita che si vuole. E, se si è abbastanza fortunati, magari quella vita ci sceglie a sua volta”
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