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Koala

Di Lukas Barfuss

Informazioni:

- Autore: Lukas Barfuss

- Casa editrice: L’Orma Editore

- Genere: romanzo autobiografico

- Pubblicazione: 2023

- Prezzo: 15.20

- Pagine: 137


L’ambizione, la perenne tensione verso qualcosa, l’incapacità di stare fermo erano la quintessenza dell’essere umano. E l’essere umano era una conseguenza della paura, giunta nel mondo insieme a lui, l’uomo era la paura e la paura era l’uomo, l’aveva portata lui sul pianeta, era la sua invenzione, il suo contributo alla storia naturale, e nella sua ambizione non smetteva mai di portarla con sé fin nel più remoto angolo del globo. […] Dio era morto, ma la paura continuava a vivere. Solo lei regnava, avvelenava l’amicizia, sfibrava l’amore. la paura faceva affari, rendeva ricchi gli uni gettando intanto gli altri nell’abisso, e alla fine distruggeva tutti. […] e chi avvertiva la paura era felice, perché significava che non era ancora morto. Gli esseri umani potevano scegliere, sì, erano creature libere. Potevano scegliere tra la paura e la morte.


È possibile leggere questo estratto alla fine delle ultime pagine di “Koala”, romanzo autobiografico scritto da Lukas Barfuss e pubblicato da L’Orma Editore questo stesso anno. Il suicido è il perno centrale di tutta la trama, che utilizzata come figura metaforica quella del Koala, animale pigro e carente di ambizione.


Tutto comincia quando il protagonista viene a conoscenza del fatto che suo fratello minore si è tolto la vita. Non che con lui avesse chissà quale rapporto, ma la situazione lo tocca non poco. Ciò che avviene in lui, infatti, non è soltanto uno sbalzo emotivo, ma una vera e propria catena di pensieri e riflessioni riguardo la vita e la morte. Chiunque può toglierci la vita ma nessuno può toglierci la morte – scrive senza troppi cerimoniali.

L’idea che la morte ci appartiene sembra sempre così distante da non pensarla mai nel concreto, anche quando un nostro caro viene a mancare per un qualsiasi motivo socialmente accettato. Ma quando di mezzo c’è un suicidio, la prospettiva con cui ci si aggrappa, o meno, alla vita cambia nella sua totalità.

Nel personaggio principale, infatti, l’evoluzione del suo pensiero nel corso delle 130 pagine è fenomenale. Lenta, ma persuasiva. Dapprima colpevolizza il fratello, visto come un fallito che aveva sprecato la sua unica opportunità di essere vivo e creare/dare qualcosa al mondo, o anche soltanto alla propria famiglia (ammesso fosse riuscito a costruirne una).

In secondo luogo, dopo una lunga e dettagliata conoscenza dei posti della sua infanzia, degli amici del fratello e di altre storie di suicidio, abbandona ogni sua certezza riguardo la vita e il circolo sociale in cui ogni essere umano si incastra, e comincia a comprendere il suicidio.


E all’improvviso capii per quale motivo si evitasse di parlare del suicidio. Non era contagioso come una malattia, era persuasivo come un argomento stringente. Affermare di non capire i suicidi era una menzogna. Al contrario li capivamo fin troppo bene. La domanda infatti non era: perché si è ammazzato? La domanda era: perché vivete ancora? Perché non abbreviate l’affanno? Perché non prendete la corda, il veleno o la pistola, perché non aprite la finestra, adesso, subito?


Certi romanzi non possono essere spiegati come altri. Certi romanzi hanno bisogno di esser letti, perché ogni lettore può sentirne un gusto diverso sulla lingua, di approvazione o meno, di disgusto o meno, di vita o di morte, di condivisione o meno. Parlare di suicidio è un tabù estremamente radicato; scrivere di suicidio è un atto di coraggio; riuscire a sviscerare tutte le emozioni e le motivazioni che si porta dietro è una capacità di pochi…


…Ma, per fortuna, leggere è per tutti. E se si ha bisogno di capire il senso della vita, è necessario prima di tutto cominciare da quello della morte. “Koala”, probabilmente un romanzo lento, ma non si può chiedere velocità per certi temi, come veloce non è la decisione di chi decide di farla finita.


Non siamo nient’altro che nuvole di passaggio.

Viviamo in un mondo dove abbiamo la possibilità di prendere pochissime decisioni, nonostante il tanto discusso libero arbitrio.


Il fratello del protagonista, a differenza sua, lo aveva capito: lui non aveva gettato via la sua vita ma l’aveva deposta, restituita come le chiavi di un appartamento che si abbandona, forse con i ricordi nostalgici degli anni trascorsi lì, ma insieme alla consapevolezza di come quelle chiavi siano diventate superflue.

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